Premessa
La storia dell'ex Manifattura Tabacchi di Lucca, dalla sua fondazione, nella seconda metà dell'Ottocento, ai primi anni del XXI secolo, si dipana attraverso le oltre 3000 unità archivistiche che compongono il suo archivio, attualmente conservato presso la sede sussidiaria del nostro Istituto. Un archivio d'impresa che, grazie alla varietà e alla consistenza delle serie documentarie in cui è articolato, ci permette di conoscere i molteplici aspetti di una delle più importanti realtà industriali presenti nel territorio lucchese, caratterizzata da una forza lavoro prevalentemente femminile.
- 1939: accertamenti di razza alla Manifattura Tabacchi di Lucca
L'8 maggio 1939 fu richiesto a tutte le ditte fornitrici dei Monopoli di Stato, compresa dunque la Manifattura Tabacchi di Lucca, di trasmettere all'amministrazione dei Monopoli la documentazione comprovante che "i proprietari, gestori, amministratori, direttori, procuratori e rappresentanti" delle ditte stesse fossero "di razza ariana", in ottemperanza ai regi decreti legge 17 novembre 1938-XVII n. 1728 e 9 febbraio 1939-XVII n. 126. Nell'archivio della fabbrica lucchese la disposizione è contenuta in un fascicolo relativo all'applicazione delle leggi razziali, a sua volta conservato nella busta n. 1393 della serie Personale, classe VIII "Punizioni e sanzioni disciplinari". Dalla documentazione risulta che molte amministrazioni statali e parastatali, in occasione di concorsi, aste etc., avevano iniziato a richidere inesistenti "certificati di arianità". Il direttore generale dell'amministrazione dei Monopoli di Stato intervenne con un chiarimento, richiamando la circolare n. 24000 A.R.A. 737 del 10 giugno 1939 del Ministero dell'Interno - Direzione Generale per la demografia e la razza, nella quale si precisava che «non esistono certificati di arianità [...]. Lo stato della non appartenenza alla razza ebraica richiesto dalle vigenti disposizioni deve ritenersi comprovato a tutti gli effetti legali dalla mancanza della annotazione di cui all'art. 9 del R.D.L. 17/11/1938 - XVII n. 1728 sugli estratti degli atti di stato civile e relativi certificati rilasciati in data posteriore al 10 marzo u.s. Solo nel caso vi sia uno speciale motivo per dubitare che l'assenza della annotazione sia dovuta ad omessa denuncia o ad altra causa dolosa le amministrazioni ed enti interessati possono rivolgersi ai prefetti del regno per gli opportuni accertamenti».
Il fascicolo comprende inoltre:
- istanze di dipendenti della Manifattura per ottenere il rilascio dei certificati di "accertamento della razza"
- certificati di battesimo rilasciati da parroci
- certificati di appartenenza alla "razza ariana" rilasciati da amministrazioni comunali
- attestazioni di appartenenza alla "razza ariana" del personale dipendente rilasciate da ditte
Con la caduta del regime fascista, il coinvolgimento nella politica di discriminazione razziale fu oggetto di accertamento da parte dell'Alto commissariato per le sanzioni contro il fascismo, istituito il 27 luglio 1944 (decreto luogotenenziale n. 159). La medesima busta 1393 dell'archivio della Manifattura Tabacchi contenente le pratiche di accertamento della razza, include un fascicolo relativo all'epurazione dei dipendenti pubblici compromessi con il fascismo. In particolare ci sono pervenute le schede personali degli epurati, in forma di questionario numerato: la domanda n. 16 riguardava la partecipazione ad uffici, commissioni, pubblicazioni o conferenze di carattere razziale,
- Un particolare formale della documentazione di epoca fascista: i francobolli tubercolari
Con un esempio, richiamiamo l'attenzione, oltreché sul contenuto dei documenti, anche sulle loro caratteristiche formali, prezioso veicolo di ulteriori informazioni: in un certificato rilasciato dall'ufficio di stato civile del Comune di Viareggio sono apposti tre francobolli tubercolari, recanti il disegno di un aquila ad ali spiegate nell'atto di afferrare un serpente con gli artigli e la scritta «10 centesimi per i tubercolosi poveri». In epoca fascista la tubercolosi fu una vera e propria "ossessione": «l’aspetto letterario della tubercolosi fu sostituito da una profusione di pubblicazioni tecniche, che avevano lo scopo di informare la popolazione per ridurre la diffusione della malattia [...] La propaganda martellante generò una vera e propria ossessione nei confronti della tubercolosi e spesso portò alla dissimulazione della malattia nel timore, per sé e per la propria famiglia, di ripercussioni nel luogo di lavoro e nella società in genere. I medici, offuscati dalla politica, smarrirono l’obiettività in nome di un’ideologia che si sostituì alla loro scienza [...] Il particolare interesse del regime nei confronti della tubercolosi era legato alla necessità di fornire un’immagine dell’Italia che contrastasse la moltitudine di tisici pallidi, gracili e potenziali corruttori della razza: l’ideale fascista dell’uomo forte e muscoloso e la necessità di preparare ‘la grande Italia di domani’ richiedevano uno sforzo propagandistico che non tardò a manifestarsi.». (N. PIAZZA, L’ossessione tubercolare in epoca fascista, vista attraverso le pubblicazioni a stampa in: Letteratura e Scienze. Atti delle sessioni parallele del XXIII Congresso dell’ADI (Associazione degli Italianisti) Pisa, 12-14 settembre 2019, a cura di Alberto Casadei, Francesca Fedi, Annalisa Nacinovich, Andrea Torre Roma, Adi editore 2021).