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Archivio di Stato di Lucca

GIORNATA DELLA MEMORIA 2021 - LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE IN ALCUNI DOCUMENTI DELL'ASLu

 

"Lia, tu non sei una bambina ebrea. Sei una bambina, e basta."

(Lia Levi, Una bambina e basta, Edizioni EO, 1994)

 

 

Per questo 27 gennaio 2021, Giornata della Memoria, l'Archivio racconta alcuni documenti relativi all'applicazione delle leggi razziali nel territorio della Provincia di Lucca.

 

Fonti

ASLu, Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, anno 1938

ASLu, Provveditorato agli Studi, n. 318

ASLu, Ospedale psichiatrico provinciale di Lucca, n. 147

ASLu, R. Prefettura di Lucca - Gabinetto, n. 349

ASLu, Dono Barsotti, n. 20

 

Premessa

Il 14 luglio del 1938, sul Giornale d'Italia, fu pubblicato un documento intitolato Il Fascismo e i problemi della razza, noto come Manifesto degli scienziati razzisti (o Manifesto della Razza), nel quale si affermavano l'esistenza delle razze, il loro fondamento biologico, l'origine ariana della maggioranza della popolazione italiana, e quindi l'esistenza di una pura "razza italiana", la conseguente necessità di «elevare l'Italiano ad un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità», la non appartenenza degli ebrei alla razza italiana, l’opportunità di preservare «i caratteri fisici e psicologi puramente europei degli italiani» da ogni incrocio con qualsiasi "razza” extra-europea.

Poche settimane dopo la pubblicazione del manifesto, furono promulgate, in Italia, le leggi razziali, a cominciare dal Regio Decreto-Legge 5 settembre 1938 n. 1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista.

 

Le leggi razziali nei documenti di alcuni fondi dell’ASLu

La Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia  [foto 1], che anche l’Archivio di Stato di Lucca possiede (unitamente alla Gazzetta Ufficiale), permette di seguire lo sviluppo della legislazione razziale, che ha lasciato molte tracce nei documenti di diversi fondi archivistici conservati presso il nostro Istituto. Per l’odierna Giornata della Memoria ne abbiamo selezionati alcuni, degli anni 1938/39, appartenenti ai tre fondi del Provveditorato agli Studi, dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale di Lucca (più noto come Manicomio di Maggiano), della Prefettura-Gabinetto. Si tratta, in tutti casi, di comunicazioni intercorse fra le autorità locali, richieste di informazioni, provvedimenti relativi ad accertamenti di razza (e conseguenti dichiarazioni di privati cittadini), in ottemperanza a circolari ministeriali e a decreti-legge, con particolare riferimento al Regio Decreto-Legge 17 novembre 1938, n. 1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana [foto 2], contenente una serie di disposizioni riguardanti gli ebrei, fra cui la denuncia e annotazione dell'appartenenza alla razza ebraica nei registri dello stato civile e della popolazione, i limiti di proprietà immobiliare a cui i cittadini italiani di razza ebraica dovevano sottostare, la loro esclusione da una serie di ambiti, ad iniziare da quello delle Amministrazioni pubbliche, statali e non statali.

 

ASLu, Provveditorato agli Studi, n. 318 [foto 3]

1) [foto 4] Circolare del Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai del 09/08/1938 n. 12336, inviata ai Regi Provveditori agli Studi e ai Presidenti dei Regi Istituti d’Istruzione artistica, con la quale si comunica che le supplenze e gli incarichi di insegnamento nelle RR. Scuole medie ed elementari, e nei Regi Istituti d’Istruzione artistica, non possono essere conferiti a docenti di razza ebraica, ad eccezione «di coloro che abbiano particolari benemerenze nazionali» o le cui famiglie abbiano acquisito tali benemerenze. Si richiede pertanto che gli aspiranti a tali incarichi rilascino una dichiarazione, scritta e sottoscritta, di non appartenenza alla razza ebraica o, in caso di appartenenza a tale razza, che illustrino le benemerenze nazionali proprie o delle loro famiglie, da sottoporre alla personale approvazione del Ministro stesso.

2) [foto 5] In ottemperanza alla circolare del Ministero dell’Educazione Nazionale del 09/08/1938 n. 12336, inviata ai Regi Provveditori agli Studi e ai Presidenti dei Regi Istituti d’Istruzione artistica, il Provveditore agli Studi della Provincia di Lucca invita tutti gli aspiranti a incarichi o supplenze nelle RR. Scuole medie ed elementari della Provincia di Lucca a dichiarare la loro non appartenenza alla razza ebraica o, in caso di appartenenza a tale razza, a «indicare eventuali benemerenze nazionali» proprie o delle rispettive famiglie (Lucca, 17 agosto 1938 XVI°).

3) [foto 6] Elenco di documenti allegati alla domanda di un’aspirante docente.

4) [foto 7] Dichiarazione di non appartenenza alla razza ebraica.

 

ASLu, Ospedale psichiatrico provinciale di Lucca, n. 147

1) [foto 8] Comunicazione del Preside dell’Amministrazione Provinciale di Lucca al medico Direttore dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale, recante disposizioni per il censimento del personale dell’ospedale appartenente alla razza ebraica (Lucca, 4 gennaio 1939)

2) [foto 9] Questionario per l’accertamento della razza del personale dell’ospedale.

 

ASLu, R. Prefettura di Lucca - Gabinetto, n. 349

1) [foto 10] Copertina del fascicolo contenente documenti sull’appartenenza alla razza ebraica.

2) [foto 11] Comunicazione del Comune di Viareggio al Prefetto con richiesta di chiarimenti in merito all’interpretazione dell’ultimo comma dell’art. 8 del Regio Decreto-Legge 17 novembre 1938 n. 1728 (6 dicembre 1938).

 

 

La vicenda del musicista Alberto Franchetti (Torino, 18 settembre 1860 – Viareggio, 4 agosto 1942)

Nei documenti relativi alla discriminazione subita dagli Ebrei durante la dittatura fascista, contenuti all’interno della busta 349 del fondo del Gabinetto della Prefettura di Lucca, riaffiora un particolare momento della vicenda umana del compositore Alberto Franchetti, nome forse sconosciuto ai più, ma ben noto ai cultori di storia dell’opera lirica. Insieme ad altri celebri artisti, fra i quali i lucchesi Giacomo Puccini e Alfredo Catalani, egli fu un insigne rappresentante della cosiddetta Giovane Scuola, attiva negli ultimi decenni del XIX secolo, ed ebbe la stima di Giuseppe Verdi, che lo segnalò al Municipio di Genova per la composizione della musica del dramma lirico in 4 atti su libretto di Luigi Illica Cristoforo Colombo, in vista della celebrazione dei 400 anni della scoperta dell’America. Alberto apparteneva ad un’importante e facoltosa famiglia ebraica, dotata di titolo baronale, che diede i natali anche al fratello Giorgio (1865-1927), collezionista e mecenate italiano, ricordato soprattutto per il restauro della Ca’ d’Oro di Venezia (che aveva acquistato per ospitarvi la propria collezione, e della quale fece dono allo Stato italiano nel 1916) e al figlio dello stesso Alberto, Raimondo (1889-1935), annoverato fra i più grandi esploratori italiani del XX secolo.  

Il ritratto di Alberto Franchetti appare in un piccolo ritaglio a stampa nel volume n. 20 del fondo Barsotti, donato all’Archivio di Stato di Lucca [foto 12].

Sorpreso dalle leggi razziali nel mezzo della sua vecchiaia viareggina, il 9 dicembre del 1938 Alberto Franchetti inviò al Prefetto di Lucca una copia dell’istanza da lui stesso rivolta al Sottosegretario agli Interni per essere ammesso a fruire del trattamento di favore previsto per i cittadini di razza ebraica che avessero acquistato speciali benemerenze, ai sensi dell’art. 14 comma 6 del Regio Decreto-Legge 17 novembre n. 1728 [foto 13]. Nell’istanza il Franchetti segnalò non solo le proprie personali benemerenze di compositore, a suo tempo «di rinomanza mondiale», ma anche quelle del padre Raimondo, che «fu tra i primissimi bonificatori italiani»; del figlio, anch’esso di nome Raimondo, «noto esploratore e tenace assertore della necessità per l'Italia di un grande possedimento coloniale in Africa», il quale «fece sacrificio della vita, insieme al ministro Razza, per la causa dell'Impero»; del fratello Giorgio e degli altri suoi figli, Arnaldo ed Elena.

Concludeva con queste parole: «Non può il sottoscritto dubitare che i titoli numerati non saranno per valere ad un vegliardo di quasi 80 anni, quella conferma di piena Italianità, che nel corso di tutta la vita gli fu vanto e decoro».

Il Prefetto di Lucca inoltrò l’istanza di Alberto Franchetti al Questore, chiedendo, ai fini della sua valutazione, «dettagliate informazioni sulla condotta morale e politica del richiedente, sulla religione da lui professata, chiarendo se sia iscritto a comunità ebraiche nonché sulle benemerenze sue e dei familiari specificando a quale razza questi ultimi siano da considerarsi appartenenti e quale religione professino» [foto 14 e foto 15].

Alberto Franchetti morì a Viareggio il 4 agosto del 1942.



Ultimo aggiornamento: 25/09/2024