Testo tratto da: Salvatore Bongi, Inventario del R. Archivio di Stato in Lucca Vol.I, Lucca 1872, pp. XIX-XXIII
XII. Nel Febbraio del 1799 cessava la Repubblica, che per l'esclusione continua de' nuovi cittadini dall'aver parte al Governo, s'era trasformata in un reggimento aristocratico. E prima di tutto convien dire che que' vecchi, benché si avvedessero che s'avvicinava la lor fine, e avessero il tempo di prepararvisi, non fecero scomparire volontariamente neppure un foglio degli atti del governo loro, nemmeno de' recentissimi e più gelosi. Vollero invece, e di ciò si deve ad essi gran lode, che la storia potesse giudicarli dalle opere, qualunque si fossero. Succeduta invece, ai 4 di Febbraio, gente nuova e tutta infervorata di francese democrazia, è certo che dovette guardare con disprezzo quella gran mole di carte che ingombravano il Palazzo, ricordo di cose e di tempi odiosissimi. Da un processo istruito nello stesso anno 1799 si ricava, che alquante di quelle scritture erano state, per arbitrio d'alcuno di que' primi democratici, fatte vendere a peso (1). Un'altra perdita avvenne in quel medesimo anno per opera de' soldati austriaci, che nello svaligiare l'armeria pubblica distrussero buona parte delle scritture dell'Offizio sopra la Munizione di Cortile (2). Ma cessati i primi dispetti e quelle violenze, gli Archivi del Palazzo furono soggetto di provvedimenti lodevoli. Infatti, con una legge del Governo Provvisorio, de' 23 Febbraio 1801, fu istituita una speciale custodia de' medesimi, affidandola a due Cancellieri giubilati. Riordinata poi una ragionevol Repubblica, dove sedettero con assai concordia e vecchi e nuovi cittadini, per un regolamento sanzionato dal Potere Esecutivo il 27 Agosto 1804, si decretò che tutte le carte de' Governi passati si custodissero nella Cancelleria Generale, sotto la vigilanza d'un impiegato proprio. Nel giorno stesso si diè l'ufficio a Girolamo Tommasi, il quale per oltre quarant'anni e con molto onore rimase Archivista dello Stato Lucchese.
XIII. Trasformata la Repubblica in uno de' principati, che allora sorgevano in Italia e fuori per la volontà di Napoleone, ambedue gli Archivi di Lucca ebbero a mutar luogo. Poichè messo mano nel 1805 a ridurre il Palazzo Pubblico a residenza de' Baciocchi, l'Archivio di Stato (così oramai si diceva la Cancelleria Generale) dovette sgomberare, ricoverandosi in una parte del convento de' Domenicani di S. Romano. Poco dopo, per far piazza avanti il Palazzo stesso fu deliberato di gittare a terra le fabbriche ivi poste dal lato d'oriente, una delle quali era occupata fino dal 1377 dalla Camera o Archivio Pubblico. Per ricovero di questo si pensò, al solito, a diversi monasteri, ed anche ad altre case; ma sgomentò la spesa che occorreva per adattarle (3). Finalmente, poiché in ogni modo bisognava risolvere, nel Luglio del 1808, l'Archivio fu trasferito a modo di provvisione nella chiesa de' SS. Giovanni e Reparata, che divenne così un vasto magazzino di carte, e si chiuse al servizio di religione (4). Ma se nella carcere di Raimondo, per quanto la Repubblica vi avesse speso più volte per migliorarla, molte delle carte, che di troppo erano cresciute col volgere degli anni, furono trovate guaste dall'umido; peggiore e meno atto fu il luogo dove si trasportarono, per essere a terreno sodo, nella parte più bassa della città. Talchè i due Archivi ebbero in conclusione peggiore stanza di prima. E pur deve dirsi che i fatti riguardanti a questi, durante il Principato de' Napoleonidi, si restringessero a i due traslocamenti. Non mancarono però al solito disegni e propositi di far cose migliori e maggiori. Fu anzi trattato di aprire in Lucca un Generale Archivio Diplomatico o di Stato, da riunirvi anche i documenti del Ducato di Massa e Carrara e della Garfagnana, aggiunte al Principato dell'Elisa, per un cenno del potentissimo Imperatore fratello di lei. Giorgio Viani della Spezia, venuto a Lucca con qualche entratura presso la medesima, compilò un disegno di quel nuovo istituto, che invero sarebbe riuscito solenne e grandioso. Si trattava di raccogliere in un luogo solo, e sotto una generale Direzione, i due Archivi lucchesi di Stato e de' Notari, tutti i libri e le pergamene delle corporazioni religiose, l'Archivio Segreto o Ducale di Massa ed il Provinciale di Castelnovo di Garfagnana (5). E sebbene la nuova fondazione, per quanto almeno sappiamo, non si decretasse regolarmente, pure in qualche maniera si cominciò a preparare, come quando si fecero venir qua in più casse le carte de' Principi Cybo (6), e quelle di Garfagnana. Ma l'Elisa, che governava in Lucca per sè e per il marito, fu chiamata nel 1809 a capo della Toscana, come Granduchessa Reggente, e dovette per necessità esser distratta dalle cose nostre. Indi a poco s'offuscò la stella napoleonica, e Lucca e Toscana fu perduta per lei. Tra le moltissime e forse troppe cose avviate, che restarono interrotte, fu pur questo disegno del grande Archivio di Lucca. Le carte massesi e garfagnine, dopo essere state qua inerti per alcun tempo, si dovettero rimandare dond'eransi levate; le prime nel 1814 (7), l'altre nel 1822 (8). E nemmeno restarono quelle degli stessi Baciocchi, relative al loro governo di Piombino, Massa e Garfagnana, che parimente bisognò mandare ai nuovi padroni di que' paesi (9). Ma ciò che fu cosa più singolare, niuno de' documenti delle corporazioni e de' monasteri indemaniati e soppressi fu aggiunto all'Archivio di Stato. Le pergamene (non sappiamo il perché) non parvero roba per lui, e si dettero alla Libreria di S. Frediano, dove restarono definitivamente quelle de' Conventi che non si riaprirono, essendosi rendute le altre ai vecchi padroni. Così gli Archivi ecclesiastici e de' monasteri, cioè i libri e le scritture che non erano pergamene, dopo essere state raccolte alla peggio dal Demanio (10), prima furono tenute presso quella scompigliatissima amministrazione; poi, soppresso il Demanio, vennero in mano della Commissione Ecclesiastica che gli successe, e che ne fece un deposito a sè, dove son tuttavia. Diremo infine, che i Principi Napoleonici, nell'atto di abbandonare il paese, non imitarono la vecchia Repubblica, perché vollero che scomparissero alquante scritture del proprio Governo, quelle cioè che più delle altre avrebbero dovuto lasciare intatte, perché mostravano l'uso fatto da loro del patrimonio dello Stato (11).
XIV. Venuta Lucca sotto la potestà di Maria Luisa di Borbone, si cercò tosto un nuovo luogo per l'Archivio Notarile, a fine di levarlo dalla fabbrica dove s'era collocato nel 1808, e dove stava mal custodito e riparato. Anche il pensiero di rendere al culto una chiesa, non certo fra le ultime della città, doveva essere stimolo grande nel cuore di quella Principessa divotissima. Non trovandosi però un luogo a proposito negli edifizi pubblici, ridotti a pochi per il riaprirsi che si faceva delle chiese e de' conventi, la Duchessa, con Decreto de' 22 Novembre 1818, ordinò che si edificasse addirittura un palazzo nuovo. Nel mentre che s'andava studiando il luogo da porre la nuova fabbrica, e si raccoglieva il denaro occorrente mediante alcune tasse, accadde che in una gran tempesta d'acqua e di tuoni, scoppiata nella notte venendo il 5 Giugno 1821, un fulmine toccò la chiesa di S. Giovanni, benché provveduta del filo di salute, e scoperchiato in parte il tetto, dette luogo di allagarla con danno delle scritture. Si provvide subito; ma anche questo caso valse a sollecitare la remozione dell'Archivio da luogo sì disgraziato. Il che si potè fare di lì a poco, anche senza erigere una fabbrica apposta, perché nell'anno appresso capitò il destro al Governo Ducale di comperare, per una somma, che anche allora parve discreta, il nobil palagio dei Guidiccioni, posto nel bel mezzo della città, ma in luogo quieto, libero da ogni lato, avente insomma tutti i requisiti opportuni (12). Quivi vennero pertanto trasferite le carte di S. Giovanni, fra le quali se ne trovarono di nuovo alquante guaste e inservibili. Nell'Archivio di Stato, rimasto così disagiato dov'era, in un lembo del convento di S. Romano, furono prima mandate le carte del Principato, quindi cominciarono a raccogliersi quelle del Ducato, che a mano a mano si mandavano dai Ministeri e dagli Offizi. Delle quali poi fu fatto un più copioso deposito dopo il 1847, quando Lucca ebbe cessato d'avere un governo a sé, e venne unita al Granducato Toscano. I Borboni lasciando Lucca per Parma non distrussero documenti pubblici, e portarono solamente con loro le carte private o relative alla Regia Casa ed alla loro azienda particolare (13).
II. SEGUE LA STORIA DEGLI ARCHIVI DOPO IL DUCATO. Istituzione d'una Soprintendenza Generale agli Archivi di Stato di Toscana, coll'incarico di riordinare quello di Lucca (1856) - Avanti di mettervi mano si pubblica una descrizione sommaria del medesimo, secondo che fu trovato - Nel 1858 si dà principio al suo rinnovamento - Viene accresciuto con moltissime scritture di più provenienze - Che si facesse per ordinare le carte vecchie e nuove - Il Palazzo Guidiccioni vien messo a disposizione, in gran parte, per l'Archivio di Stato, e si riduce a ciò con molte e diverse opere - Traslocazione parziale dell'Archivio degli Atti Notarili, e divisione del medesimo in due depositi - L'Archivio di Stato è nella nuova residenza dentro l'anno 1860 - È accresciuto dipoi per altre carte - Nuovi lavori intorno alla fabbrica negli anni 1867 e 1868 - Ragguaglio dell'attuale distribuzione - Inventari e lavori d'illustrazione alle diverse serie che lo compongono - Inventario Generale a stampa, e suo metodo.
I. Ora la storia dell'Archivio nostro si va connettendo con quella degl'istituti simili dell'intera Toscana. Fino dal 1852 era stata fatta una Direzione Centrale degli Archivi di Stato in Firenze, cui fu a capo Francesco Bonaini, già Professore di Storia del diritto nell'Università pisana, col titolo di Soprintendente. In principio, l'opera sua e di coloro che l'ebbero a coadiuvare, venne spesa tutta in dar ordine nuovo, anzi nuova vita all'Archivio Fiorentino; e come ciò riuscisse con applauso generale, e con vantaggio inestimabile degli studi storici, non occorre di ripetere in questo luogo. Diremo bensì, che la prova ben riuscita a Firenze mosse il Governo Granducale a creare una Soprintendenza generale degli Archivi, allargandone l'autorità al rimanente della Toscana. Ciò avveniva per un decreto del 27 Agosto 1856, nel quale s'indicava che dovesse specialmente intraprendersi il riordinamento degli Archivi di Stato di Lucca e di Siena, le due città toscane che dopo Firenze avevano avuto più lungamente un governo a sè, e vita politica propria (14).
Note:
(1) Primo Governo Democratico, filza n. 12; e Reggenza, n. 15. Da questa processo si ricava, che oltre le carte, furono trafugati anche altri oggetti preziosi esistenti nel Palazzo, fino lo stocco ed il bastone donato al Gonfaloniere da papa Urbano VI.
(2) Vedasi in questo volume, pag. 260.
(3) Archivio del Principato. Interno, an. 1807. num. 214, 272, 387, 433, 487.
(4) Archivio suddetto. Interno, an. 1808. n. 2002.
(5) Si consulti il Piano per formare in Lucca un Archivio Generale, scritto da Giorgio Viani per ordine di S.A.I.R. la Principessa Elisa di Lucca e Piombino, autografo tra i manoscritti del Viani, nella Libreria Pubblica di Lucca, n. 878.
(6) Lettere del Prefetto di Massa, 13 e 17 Ottobre 1807, nelle filze della Direzione dell'Archivio di Stato.
(7) Lettera del Delegato dell'Interno del Governo Provvisorio, 16 Settembre 1814.
(8) Lettera del Ministro dell'Interno del Ducato, 12 Aprile 1822.
(9) Le prime si restituirono al Suddelegato di Piombino, per ordine dell'Interno, 5 Ottobre 1814. Quelle di Massa e di Garfagnana si rimandarono agli Estensi, in più riprese, ne' primi anni della restaurazione.
(10) Nell'atto dell'incamerazione fu così grande l'incuria di chi doveva custodire e mettere in salvo i preziosi archivi monastici e religiosi, che il padre Cianelli non si ritenne dal farne lamento per mezzo della stampa, cioè a pag. 111 del vol. III. delle Memorie e Documenti per servire alla storia di Lucca, impresso quando regnavano sempre i Principi che avevano ordinata l'indemaniazione.
(11) Si veggano i documenti uniti al voto del Commissario imperiale Londonio sulle pretese degli ex-Principi Baciocchi, nel libro a stampa intitolato: Risposta a favore dello Stato di Lucca alle dimande avanzate dagli ex-Principi ec. Lucca, Bertini, 1816; in 4.o
(12) Fu pagato scudi lucchesi 6,100 (Lire it. 34,160) per contratto Ser Giuseppe Pera. 1 Agosto 1822.
(13) Essendosi negli anni scorsi ricercate a Parma queste scritture, fu detto che n'erano state tolte e mandate parte a Bologna e parte a Firenze.
(14) Il riordinamento dell'Archivio di Pisa fu decretato più tardi, cioè il 22 Febbraio 1860, dal Governo della Toscana.